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CHIESA

La chiesa prende il nome dai due eremiti siriani, Felice e Mauro, che nel V secolo evangelizzarono gli abitanti di queste terre; fu riedificata dai monaci benedettini nel XII secolo, sopra l’antico cenobio risalente al periodo del Ducato longobardo di Spoleto.

Nella facciata vi è uno splendido rosone con i simboli dei quattro evangelisti. Nella parte inferiore vi è un bassorilievo rappresentante le scene più salienti della vita dei Santi Felice e Mauro. Sulla sommità dell’elegante timpano si può ammirare l’Agnus Dei, l’agnello con la croce.

L’interno è ad una sola navata con pavimento in pietra nel quale si aprono alcune tombe e due epigrafi romane: una delle quali è inserita nel pavimento, subito dopo la porta di ingresso.
Il presbiterio rialzato di 7 gradini, era riservato alla liturgia monastica e delimitato da paliotti in pietra a decorazione cosmatesca con mosaici a labirinto, dove il monaco leggeva al popolo la Bibbia. L’abside è circolare e la coperture a capriate.

Le pareti, un tempo ricoperte di stucchi e con altari barocchi dedicati alla Madonna del Rosario, a S. Francesco, ai SS. Mauro e Felice e alla Madonna del Carmine, conservano ancora oggi alcuni affreschi del sec. XV, tra cui un’Adorazione dei Magi di un pittore tardogotico della prima metà del sec. XV, S. Michele Arcangelo con in una mano la bilancia della giustizia divina e nell’altra la lancia per trafiggere il drago demoniaco, S. Felice nell’atto di uccidere il drago con l’iscrizione ormai quasi illeggibile “Hoc opus fecit fieri prior de denarris cuiusdam mulieris de Rocchecta, 1467” e un Cristo benedicente con angeli, nella calotta absidale opera del Maestro di Eggi databile tra il 1440 e il 1450. Inoltre una Madonna con Bambino e i santi Apollonia e Sebastiano di stile tardogotico.

La cripta, o ipogeo dei sepolcri dei Santi eremiti, alla quale si scende da due lati per due rampe laterali di gradini, è a due navatelle con volte a crociera sorrette da unica colonna centrale di recupero romana e altari nelle due absidiole e quattro piccole feritoie. Al centro è il sarcofago in pietra rosata contenente i resti di Felice, Mauro e della loro nutrice siriaca.

Il complesso abbaziale

Nei pressi della primitiva cella monastica sorse il monastero fondato da S. Mauro, completamente recuperato e restaurato durante il Giubileo del 2000. L’intero complesso è di proprietà dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia: la chiesa è il luogo liturgico centrale per la Pievania dei Santi Felice e Mauro (che comprende le comunità dei comuni di Scheggino, Santa Anatolia di Narco e Vallo di Nera); il complesso abbaziale è adibita a Casa per ferie e ristorante, luogo ideale dove trascorre un tempo di riposo immersi nella spiritualità benedettina, nella straordinaria bellezza naturalistica della Valnerina, nella storia e nelle tradizioni di tanti piccoli borghi ricchi di un patrimonio artistico tutto da scoprire.

Dipendente dall’Abbazia di Farfa, o dalla vicina Abbazia di San Pietro in Valle, ospitava numerosi monaci congregati sotto la Regola Benedettina. Nel sec. XII, si elevò al rango di Priorato, alle dipendenze dell’Abbazia di Sassovivo. In seguito, il priorato passò al clero secolare e , nel 1535, da Clemente VII, fu concesso in commenda alla famiglia Lauri di Spoleto…

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